La comunità al centro … segue
Etimologia della parola “comunità”
L’espressione comunità può essere ricondotta a communitas e quindi a koinonia. Nel termine koinonia denotazione e connotazione convergono nel significare una unione (koinè), ove il singolo non ha un’esistenza indipendente dal tutto che la c. rappresenta, il suo destino è definito all’interno dello spazio di possibilità perimetrato dalla c. di appartenenza. La parola communitas, invece, può avere un significato divergente rispetto a koinonia se si tematizza in maniera radicale il connotato di munus nel suo collegamento a cum. Se, infatti, è il munus a unire, il significato della c. non starà tanto nell’appartenenza identitaria, quanto piuttosto nella reciprocità dell’obbligo donativo; la relazione comunitaria, dunque, è un ‘dare-darsi’. Lo stesso cum viene ripensato non più come preposizione congiuntiva, semanticamente legata a koinon, quanto piuttosto come traccia dell’essere simultaneo ‘fuori’ delle singole ek-sistenze.
Prendendo spunto da questa citazione e in particolare dal passaggio
Se, infatti, è il munus a unire, il significato della c. non starà tanto nell’appartenenza identitaria, quanto piuttosto nella reciprocità dell’obbligo donativo; la relazione comunitaria, dunque, è un ‘dare-darsi‘.
Cosa può significare in questa prospettiva «mettere la comunità al centro» delle nostre organizzazioni? Quale valore aggiunge allo Human?
Se mettere la persona al centro significa ridare vita all’essere umano in quanto essere creativo
mettere la comunità al centro significa segnare la direzione in cui
esprimere e agire la creatività individuale
in un dare-darsi consapevole e responsabile
che genera impatto attraverso i risultati.
Il focus si sposta, si allarga. Non sarà una luce laser, sarà una luce più diffusa, calda e per poter vedere bene e non disperdersi, sarà necessario acuire tutti i sensi, non solo la vista. Al contrario. Sarà necessario imparare a chiuderli gli occhi, per ascoltare e ascoltarsi in profondità.
L’ascolto profondo sarà fonte di coraggio e di fantasia
per affrontare problemi nuovi
con soluzioni innovative.
Cosa significa questo nel concreto a livello organizzativo?
La premessa è che non ho interesse a presentare un modello, perché non esiste un modello. Esistono possibilità diverse al servizio della comunità.
Quello che sento di voler portare è una prospettiva diversa ma soprattutto il desiderio di definire dei principi, degli orientamenti che possano guidare le decisioni e segnare il tratto che porterà al disegno organizzativo che per forza di cose sarà un disegno animato, in movimento, perché liquido come il contesto in cui viviamo.
Persone solide in organizzazioni liquide, torna ancora una volta come tema dominante.
Più spazio alle attitudini (saper essere) da riconoscere e coltivare perché alla base del saper fare.
Un saper fare visto al servizio della comunità e non del business.
Un saper fare che genera impatto sulla comunità attraverso i risultati di business.
In questa prospettiva
la persona si arricchisce del senso di ciò che fa e il suo essere creativo si arricchisce di audacia
intesa come forma di coraggio che va oltre, che intraprende, che prende l’iniziativa
portando anche scelte rivoluzionarie.
Cosa significa questo nel concreto a livello organizzativo?
Mettere la comunità al centro
significa senso del servizio
significa riconoscersi come parte del problema
e quindi come parte della soluzione.
Un processo questo che implica
umiltà, gentilezza, amorevolezza, accoglienza.
Valori al femminile.
In questa prospettiva comunitaria, vorrei poter porgere il mio dono alla leadership di domani, quella della generazione Z, Y …