Come un fiore vuoto
In Italia ne soffrono 3.000.000 di donne, 1 su 10.
Ne soffro anch’io, forse da sempre, ma la diagnosi è arrivata nel 2012 e con essa il ricovero in urgenza per intervento in laparoscopia.
L’ endometriosi o, citando chi ne soffre, il mostro, la bestia… è una patologia che può diventare orribilmente invalidante. E’ conosciuta poco e diagnosticata con anni di ritardo.
Una donna affetta da endometriosi può arrivare a perdere il lavoro perché impossibilitata a svolgere regolarmente la sua attività e per questo discriminata … non dal suo datore di lavoro ma dall’ignoranza generale e generalizzata che caratterizza questa malattia.
L’endometriosi è una malattia cronica con tutto ciò che questo implica.
Accanto al dolore fisico c’è la sofferenza che deriva dalle implicazioni psicologiche ed emotive che questa patologia comporta e che sono le stesse inflitte dal cancro al seno. La femminilità ne è ferita, la maternità messa a rischio e spesso una donna affetta da endometriosi può sentirsi come un fiore vuoto.
E’ una malattia invisibile, resa ancora più invisibile da taboo e retaggi culturali che amplificano il senso di solitudine.
Nonostante tutto, le sono grata perché mi ha permesso di sviluppare capacità e competenze che mi hanno arricchito come donna e professionista. Nel 2012 mi sono avvicinata alla Mindfulness per gestire il dolore cronico e oggi porto la Mindfulness nel mio lavoro. Ho appreso la disciplina dello sport andando a correre ogni mattina. Ho sviluppato resilienza riconoscendo e rispettando i miei limiti e convivendo con le mie limitazioni. Ho sviluppato maggiormente la capacità di guardare oltre per vedere e accogliere ciò che non è visibile agli occhi. Si chiama empatia.
In uno stage dopo l’università, il mio tutor nel colloquio di feedback finale mi disse “Prendi la pillola, non puoi assentarti così spesso o non troverai mai un lavoro”.
Chi è stato mio capo nei 20 anni a seguire sa bene che non mi sono mai risparmiata, nonostante tutto.
Perché scrivo questo articolo?
Marzo è il mese delle donne.
Il mio invito è a tutte le donne e professioniste che soffrono di endometriosi. Non abbiate vergogna di parlarne, non sentitevi in colpa perché non c’è colpa. Abbiate cura del vostro femminile e lasciatelo risplendere.
Fatelo per voi, per le vostre sorelle, compagne, figlie, nipoti. Affinché non sia motivo di discriminazione ma di valorizzazione.
Non abbiate paura di parlarne affinché la ricerca venga potenziata e si possano trovare cure adeguate.
Che non vi manchi il coraggio per pretendere rispetto e non essere messe nell’angolo.
Il mio invito è a tutti gli uomini e professionisti che conoscono donne e professioniste affette da endometriosi. Prendete il tempo per ascoltarle, per accoglierle, per farle sentire viste.
Fatelo per le vostre madri, mogli, compagne, amiche, nipoti, figlie e sorelle. Affinché non sia motivo di discriminazione ma di valorizzazione.
Porgo una mia carezza a tutte le donne. Che possiate sentirvi un fiore pieno, sempre.